Umanizzazione della macchina e/o macchina umanizzata?
Interrogativi cognitivisti sui possibili scenari futuri della scrittura a mano
DOI:
https://doi.org/10.4454/graphos.110Parole chiave:
computazionalismo, cognitivismo, Intelligenza artificiale, intelligenza umana, creativitàAbstract
Negli ultimi decenni, l’avanzamento delle tecnologie dell’intelligenza artificiale (IA) ha sollevato interrogativi tanto interessanti quanto pure allarmanti sulla possibile interazione tra la macchina e l’essere umano. Il saggio esplora il conflitto tutto pedagogico fra l’umanizzazione
della macchina e la macchina umanizzata nel contesto della scrittura a mano, ponendo interrogativi su come la tecnologia potrebbe influenzare questa forma di espressione umana alla luce del duplice e conflittuale paradigma computazionalista e cognitivista, e altresì alla luce del contrasto, molto attuale, fra la mente artificiale e la mente (almeno potenzialmente) creativa,
fra l’homo numericus (Cohen, 2023) e l’Essere (o l’esser-ci heideggeriano), fra la spontaneità grafico-scrittoria e l’artificio grafico-scrittorio, oggi sempre più diffuso.
L’avanzamento delle tecnologie fondate sull’IA e la continua evoluzione della scrittura digitale sollevano oggi più che mai interrogativi sulla natura dell’identità umana, dell’autenticità esistenziale e della creatività. Se, da un lato, questo ormai inderogabile sviluppo ipertecnologico porta a nuove, quanto inevitabili forme di espressione, d’altro canto, pone un certo agire
educativo, formale e non formale, dinanzi a una sfida pedagogica intenta a definire i confini tra l’opera umana, quella scrittoria in particolare, e l’opera generata dalla macchina, e intenta pure a contemplare una futuribile loro possibile e funzionale interazione.
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